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PATCHOUL, BYE BYE PAPAYE e un aperi-Woodstock al Columbus

  • Immagine del redattore: Anna Gamberini
    Anna Gamberini
  • 2 nov
  • Tempo di lettura: 1 min

una collisione sensoriale



ph. Nicole Harris - Unsplash
ph. Nicole Harris - Unsplash

Patchouli.

Boom! in testa Bye Bye Papaye degli Antena.

Versione accelerata.

È stata per un po’ la sigla della Mecca, il Melody Mecca.

E torna tutto: Covignano, Gabicce.

La Baia degli Angeli.


A Riccione, il Columbus all’ora dell’aperitivo sembrava Woodstock.

Ma per fortuna ancora non c’erano aperitivi e apericene.

C’erano migliaia di ragazzi pronti a sparpagliarsi nei locali della notte.


Io non c’ero.

Dodici anni. Tredici, forse.

Troppo piccola.

Ma la testa era lì.

Mi lasciavano cassette.

Le ascoltavo con i braccialetti di perline, disegnavo un angioletto con l’aureola sui jeans.

Un angelo della Baia.

Che stava chiudendo, mentre io volevo solo buttarmici dentro.


Luci. Espadrillas a ciabatta. Collanine.

Lo squalo.

2CV Charleston o Diane 6?

Ciao o Solex?

Odore di vinile e motorini.

Tutto mescolato.


Un mix imperfetto, come questi flashback.

Ma i ricordi non sono un calendario:

basta un profumo e si riaccendono tutti insieme e non li riordini più.


Ragazzi con i capelli lunghi, ragazze in minigonna.

Fumo, spavalderia.

Le convenzioni? Sotto i piedi nudi.


Patchouli.

Incenso. Musica infinita.

I DJ erano sciamani: Mozart, Rubens, Baldelli, Pery, Ebreo, TBC.

Facevano viaggiare.


Anch’io viaggiavo, restando ferma.

La mente ti porta dove vuole.

Lì.

In quegli ampi spazi.

O forse solo nell’idea che la libertà avesse un indirizzo: in Riviera, vicino al mare.


Bye Bye Papaye, versione accelerata:

collisioni sensoriali per tre minuti e trentadue secondi.





E mini playlist evocativa


Ipnotica





Paranoica






Seducente



Grazie e a presto!


Pubblicato su Substack

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