PATCHOUL, BYE BYE PAPAYE e un aperi-Woodstock al Columbus
- Anna Gamberini

- 2 nov
- Tempo di lettura: 1 min
una collisione sensoriale

Patchouli.
Boom! in testa Bye Bye Papaye degli Antena.
Versione accelerata.
È stata per un po’ la sigla della Mecca, il Melody Mecca.
E torna tutto: Covignano, Gabicce.
La Baia degli Angeli.
A Riccione, il Columbus all’ora dell’aperitivo sembrava Woodstock.
Ma per fortuna ancora non c’erano aperitivi e apericene.
C’erano migliaia di ragazzi pronti a sparpagliarsi nei locali della notte.
Io non c’ero.
Dodici anni. Tredici, forse.
Troppo piccola.
Ma la testa era lì.
Mi lasciavano cassette.
Le ascoltavo con i braccialetti di perline, disegnavo un angioletto con l’aureola sui jeans.
Un angelo della Baia.
Che stava chiudendo, mentre io volevo solo buttarmici dentro.
Luci. Espadrillas a ciabatta. Collanine.
Lo squalo.
2CV Charleston o Diane 6?
Ciao o Solex?
Odore di vinile e motorini.
Tutto mescolato.
Un mix imperfetto, come questi flashback.
Ma i ricordi non sono un calendario:
basta un profumo e si riaccendono tutti insieme e non li riordini più.
Ragazzi con i capelli lunghi, ragazze in minigonna.
Fumo, spavalderia.
Le convenzioni? Sotto i piedi nudi.
Patchouli.
Incenso. Musica infinita.
I DJ erano sciamani: Mozart, Rubens, Baldelli, Pery, Ebreo, TBC.
Facevano viaggiare.
Anch’io viaggiavo, restando ferma.
La mente ti porta dove vuole.
Lì.
In quegli ampi spazi.
O forse solo nell’idea che la libertà avesse un indirizzo: in Riviera, vicino al mare.
Bye Bye Papaye, versione accelerata:
collisioni sensoriali per tre minuti e trentadue secondi.
E mini playlist evocativa
Ipnotica
Paranoica
Seducente
Grazie e a presto!
Pubblicato su Substack



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