top of page

OTTOBRE E' GERSHWIN

  • Immagine del redattore: Anna Gamberini
    Anna Gamberini
  • 13 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 17 ott

e un clarinetto trasforma Manhattan in un film in bianco e nero




Negli anni Venti, qualcuno ebbe un’idea audace: elevare il jazz al rango di musica sinfonica.

George Gershwin, un po’ distratto e un po’ geniale, si trovò improvvisamente coinvolto: lesse su un giornale che avrebbe presentato un nuovo “concerto jazz” di lì a poche settimane — peccato che non avesse ancora scritto una nota.

Panico.

Cosa fare?

Partire.

Foto Zoshua Colah su Unsplash
Foto Zoshua Colah su Unsplash

Salì su un treno per Boston e, tra i sobbalzi metallici e il rumore delle rotaie, immaginò la sua musica come un collage sonoro di New York: frammenti, ritmi, improvvisazioni.

Poche settimane dopo nacque Rhapsody in Blue.


E quel clarinetto sbieco all’inizio, che sembra un attacco d’ansia ben orchestrato? Un’improvvisazione scherzosa, durante le prove, del clarinettista Ross Gorman.

Gershwin ne fu folgorato e lo lasciò intatto.

Così l’inatteso entrò nella storia.


Molti anni dopo, quella musica entra in un film: Manhattan di Woody Allen, e quel clarinetto trasforma ogni finestra in un fotogramma in bianco e nero.


Passano gli anni e a Bologna avverto l’arrivo di ottobre da quell’inclinazione di luce che taglia i viali e un’aria che sa già di lana.

Ed è lì che Gershwin irrompe, spalanca una finestra invisibile, sale su un tetto immaginario e lascia partire quel clarinetto.


Da quel momento, il mondo cambia ritmo.

Le persone iniziano a camminare come comparse di un film in bianco e nero.

I lampioni si accendono in anticipo.

E la città ricorda improvvisamente di avere un’anima.


Poi arriva lui.

Woody Allen, con l’aria di uno che ha perso le chiavi e trovato un’idea.

Manhattan.

Guarda la città trasformata da quel clarinetto e dice: “Perfetto. Mancava solo un po’ di nevrosi, ci penso io.”


A quel punto la scena è completa:

– i clochard diventano filosofi,

– le coppie litigano, ma con un certo stile,

– e i piccioni iniziano a muoversi come in una coreografia di Broadway.




E tu, dieci minuti prima persona normale, ti ritrovi alla finestra convinta di essere dentro Manhattan.


Ottobre fa questo effetto.

Da quell’ autunno del 1979, quando Manhattan di Woody Allen si affacciò nei cinema europei, alcuni mesi dopo l’esordio americano.


Ma si può chiedere a un conflitto, anche interiore, di farsi pace?

Allen scelse quella musica come un omaggio alla sua città.

Ma una volta visto il film, si rese conto che la musica aveva cambiato il tono della storia: la sua Manhattan ironica e nevrotica era diventata un’ode romantica.

E questo lo spiazzò.

Rimase sorpreso dalla vita autonoma della sua creatura.

Come Geppetto con Pinocchio.

Chiese addirittura che il film non venisse distribuito.


Ma era troppo tardi: Rhapsody in Blue aveva fatto il suo lavoro.


Da allora, ogni ottobre, quel clarinetto continua a parlare al mondo… anche se il suo autore avrebbe preferito farlo tacere.





Commenti


 © Tempi Calmi 2025

Creato con Wix.com

bottom of page