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CANI IN CHIESA: A MESSA CON IL CHIHUAHUA (clandestino)

  • Immagine del redattore: Anna Gamberini
    Anna Gamberini
  • 13 ott
  • Tempo di lettura: 1 min

I cani in chiesa dividono l’opinione pubblica. A Verona, pochi giorni fa, un parroco ha vietato l’ingresso agli animali dopo alcuni episodi “insoliti”. Il caso ha acceso un dibattito tra regolamenti parrocchiali, divieti e proteste dei fedeli


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Domenica mattina, 8:55.


Piazzale della chiesa: comincia l’operazione mimetismo.

Leone, il mio Chihuahua, non resta a casa da solo.

È un pezzo di me, un terzo braccio.

Così anche oggi, con me.

In chiesa.


Ore 8:57.

Lo infilo nella borsa grigia e lo metto a tracolla.

Lui capisce tutto e si mette in posizione: busto eretto, aria da cardinale.

Io invece sbianco come se stessi passando la frontiera con merce proibita.


Ore 9:10.

Tutto sotto controllo.

Mi chiedo: che fastidio può dare?

San Francesco parlava con i lupi,

San Rocco viveva con un cane, San Romedio addirittura con un orso.

Noè li imbarcava a coppie, senza tante storie

Anna invece ha in borsa un Chihuahua clandestino.

I cani in chiesa: questi sì che sono problemi…


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Ore 9:15.

Un bambino urla da Tarzan.

La madre non si scompone, forse convinta che sia previsto dal rito.

Io trattengo il fiato: se Leone decide di rispondere, la scomunica è immediata.


Ore 9:40.

Fila per la comunione.

Due orecchie color champagne sbucano dalla borsa.

I fedeli sorridono, qualcuno allunga la mano per accarezzarlo.

Leone ringhia piano: per lui è già abbastanza essere cristiano, non intende diventare ecumenico.


Ore 9:50.

“La Messa è finita. Andiamo in pace”, dice il prete.

Io e Leone usciamo insieme.

Anche stavolta ce l’abbiamo fatta.



Articolo pubblicato su " Gli stati generali"


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